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giovedì 25 marzo 2010

Differenza tra Proposizioni ed Enunciati

Una differenza non sempre nota e facilmente comprensibile è quella tra proposizioni ed enunciati. Perdonate l'ignoranza ma in questo caso il post parte da un'esigenza mia. Vorrei segnalarvi questo post e poi discuterne un po' con voi. Ho letto e riletto questo e questo. Forse ho anche capito qualcosa e ho letto anche qualcos'altro, solo vorrei animare un dibattito e discuterne con gente più competente di me (voi). Se po fa?

24 commenti:

  1. Leonardo, se vuoi leggere degli articoli di rassegna su un argomento filosofico, un paio di buoni posti da dove partire sono la MacMillan encyclopedia of philosophy e la Routledge encyclopedia of philosophy.

    Molti degli articoli sono scritti da filosofi molto bravi. Per dire, sulla MacMillan trovi delle voci scritte da Prior, sulla Routledge delle voci scritte da Plantinga (non è Prior, ma non è mica male). In generale, le voci di queste enciclopedie sono più affidabili e scritte meglio di quelle di wikipedia o di altre cose che trovi a caso sul web. Ogni voce è corredata da una bibliografia.

    La nostra università ha entrambe queste enciclopedie sia in forma cartacea che in forma elettronica (quella elettronica è più giornata e puoi scaricare le voci in pdf). Alla versione elettronica puoi accedere da qualsiasi computer dell'università e anche da casa se configuri appropriatamente il browser. La pagina di accesso è quella della biblioteca digitale di unimi:

    http://www.sba.unimi.it/BibliotecaDigitale/46.html

    Arrivato a questa pagina devi cliccare su E-book e poi su Encyclopedia of philosophy per la MacMillan e su Routledge encyclopedia of philosophy per la Routledge.

    Un altro posto decente è la Stanford encyclopedia of philosophy, a cui puoi accedere direttamente dalla barra di Bar Socrate cliccando su Stanford enc sulla destra sotto la voce Risorse per la filosofia.

    Tutte e tre queste enciclopedie hanno una voce "Propositions" che ti può essere utile.

    Se vuoi puoi pure scaricare le voci dal mio sito a questi indirizzi:

    http://www.filosofia.unimi.it/~zucchi/NuoviFile/Propositions-MacMillan

    http://www.filosofia.unimi.it/~zucchi/NuoviFile/Propositions-Routledge

    http://www.filosofia.unimi.it/~zucchi/NuoviFile/Propositions-Stanford

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  2. Grazie Sandro, ora mi leggo tutto (prendo dal tuo sito). Poi, appena sono più preparato, mi piacerebbe discuterne assieme

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  3. Leonardo, di cosa in particolare vorresti discutere a proposito del rapporto tra enunciati e proposizioni?

    Forse, ti interessa questo.

    C'è largo accordo sull'idea che una proposizione sia un oggetto teorico che deve assolvere a questi tre ruoli:

    (1) essere il contenuto semantico degli enunciati (ossia, ciò che gli enunciati esprimono). Ad esempio, se io dico, in italiano, "Prodi è italiano", e John dice, in inglese, "Prodi is Italian", io e John stiamo dicendo la stessa cosa, ossia i nostri due enunciati esprimono la stessa proposizione.

    (2) essere il portatore primario dei valori di verità. L'enunciato "Prodi è italiano" è vero in italiano in virtù del fatto che la proposizione che esprime è vera.

    (3) essere il contenuto dei pensieri. Quando penso che Prodi è italiano, penso la stessa proposizione che potrei esprimere dicendo "Prodi è italiano". Per questo motivo, parliamo di atteggiamenti proposizionali.

    OK, una volta che uno ha questa idea intuitiva di quale sia il ruolo svolto dalla proposizioni, deve poi riuscire a specificare la natura delle proposizioni in modo che esse siano adatte a svolgere tale ruolo. Ecco alcune possibilità:

    (a) le proposizioni sono insiemi di mondi possibili.
    (b) le proposizioni sono n-ple di invidui, relazioni e proprietà (neo-russelliani).
    (c) le proposizioni sono combinazioni di sensi (neo-fregeani).
    (d) le proposizioni sono enunciati del mentalese.

    C'è grande dibattito su quale tra (a), (b), (c) e (d) sia la caratterizzazione migliore della natura delle proposizioni. Magari ti interessa discutere di questo

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  4. leonardo,

    se vuoi, possiamo leggere un articolo/parte di libro e poi discuterlo assieme sul blog. Ecco, in ordine cronologico, alcuni articoli/parti di libri possibili (si accettano altri suggerimenti, grazie!):

    (Parti di) Stalnaker, Robert (1984), Inquiry, Cambridge, MA: MIT Press. (Ne ho una copia elettronica, nel caso)

    Soames, Scott "Direct Reference, Propositional Attitudes, and Semantic Content", in Philosophical Topics 15 (1987): 47–87. Reprinted in Propositions and Attitudes (eds). N. Salmon and S. Soames. Oxford: Oxford University Press, 1988. 197–239. (non lo trovo in rete)

    Crimmins, M. and J. Perry (1989), “The Prince and the Phone Booth: Reporting Puzzling Beliefs,” The Journal of Philosophy, 86: 685-711. (dovrei averne una copia elettronica)

    Stanley, Jason (2002), “Modality and What is Said,” Philosophical Perspectives, 16, 321-44.
    (lo scarichi dalla hp di stanley)

    ciao.

    p.s.: per un'introduzione, oltre alle tre entries segnalate da Sandro, dai un occhio anche a questa sulle proposizioni singolari http://plato.stanford.edu/entries/propositions-singular/

    p.p.s: i due dibattiti su cui mi piacerebbe discutere sono:
    (1) proposizioni come mondi possibili vs. proposizioni strutturate.
    (2) proposizioni singolari e riferimento diretto: neo-fregeani vs. neo-russelliani

    Dato che non conosco la letteratura, non so se c'è un articolo che metta assieme entrambi i dibattiti. Probabilmente, ci sono articoli che, nel discutere il puzzle di Frege, trattano sia di (1) sia di (2).

    Sandro, ti viene in mente qualcosa?

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  5. Ok, intanto Luca, Grazie.

    Direi che discutere le possibilità:

    (a) le proposizioni sono insiemi di mondi possibili.
    (b) le proposizioni sono n-ple di invidui, relazioni e proprietà (neo-russelliani).
    (c) le proposizioni sono combinazioni di sensi (neo-fregeani).
    (d) le proposizioni sono enunciati del mentalese.

    Mi interessa molto.

    Ho letto le cose che diceva Sandro ora guardo quello anche il tuo http://plato.stanford.edu/entries/propositions-singular/

    Comunque in generale mi sembra un buon argomento (differenza enunicati -proposizioni) per avviare un dibattito. Io, anche se sto leggendo, non sono ancora mica in grado di intrufolarmi decentemente.

    Se tra voi parte qualcosa di capibile guarderei volentieri dalla tribuna in attesa della panchina.

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  6. Anch'io sono interessato. Cercherò di leggere tra domani e dopo i testi suggeriti. Le questioni che affronterò in questo breve post sono tutte aperte per me e non ancora approfondite (come si noterà fin dall'enunciato seguente). Il problema che avevo incontrato nel pensare alla tesi (benché non sarà un argomento su cui intendo concentrarmi in modo particolare) è quello di definire quali siano gli enti tra cui primariamente vige la relazione di conseguenza logica: stati di cose, proposizioni, enunciati o proferimenti? Con Il problema non è scollegato dal definire quali siano i portatori primari dei valori di verità, dal momento che la relazione di conseguenza, solitamente (non sempre e, forse, non necessariamente in linea di principio), prevede la conservazione della proprietà -essere vero- tra premesse e conclusioni.
    Una volta individuati gli enti tra cui principalmente vige la relazione di conseguenza logica, comunque, non è ancora detto che tali enti siano i più adatti per un studio di tale relazione. I più adatti, in questo caso, infatti, mi sembrano gli enunciati. Le proposizioni sono troppo grossolane. E' interessante osservare che "p&q" è classicamente equivalente a "non(nonp&nonq)", ma, mentre lo possiamo fare a livello enunciativo, non mi sembra che lo possiamo fare a livello proposizionale (sono gli stessi insiemi di mondi possibili, ...). Inoltre non credo (linciatemi se lo merito) che possiamo studiare le proposizioni con cui in logica si studiano gli enunciati (sintatticamente: metodi di prova; semanticamente: le nozioni di soddisfazione, ecc. sono definite come relazioni che coinvolgono enunciati). Se rinunciamo agli enunciati dobbiamo rinunciare agli usuali utili metodi con cui si studia la logica?
    Scusatemi se mi sono allontanato dall'argomento preciso della discussione e scusatemi per l'ignoranza.

    Ciao,
    Matteo

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  7. Errata corrìge. L'esempio sugli enunciati equivalenti contiene un errore. Ecco la versione corretta: "p&q" è classicamente equivalente a "non(non(p) o non(q))".

    Ciao,
    Matteo

    RispondiElimina
  8. leonardo,

    tu sei in grado di inserirti nella discussione. L'importante è che troviamo un paper da leggere che sia comprensibile. Poi, ci mettiamo a discuterlo.

    matteo,

    l'idea non era di leggere tutti i paper che avevo segnalato. Ma di leggere UN SOLO paper importante, dedicandoci un po' di attenzione. Quindi, bisogna sceglierne uno (non necessariamente facente parte della lista che ho redatto). Magari Sandro potrebbe dare un suggerimento.

    Sono molto di fretta. Ma fammi commentare al volo uno dei tuoi punti:

    le proposizioni sono troppo grossolane per distinguere, ad esempio, tra p&q e non(non p o non q) solo a patto di identificare le proposizioni con insiemi di mondi possibili. Ma non siamo obbligati a farlo. Anzi, il motivo principale per cui la gente difende le proposizioni strutturate è proprio che riescono a distinguere tra proposizioni che la semantica dei mondi possibili considera equivalenti.

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  9. Argomento (veloce e per quel che ne so) contro la finezza delle proposizioni strutturate che le renderebbe adatte per lo studio della logica.
    Anche in una visione strutturata "L'ONU è l'organizzazione delle nazioni unite" è equivalente a "L'organizzazione delle nazioni unite è l'organizzazione delle nazioni", ma la prima non è un enunciato logicamente valido, mentre il secondo sì.
    Può facilmente darsi, però, che sia in grave errore.
    Dove posso studiare meglio le proposizioni strutturate? Ora comunque stampo i testi che avete segnalato. Attenzione: il libro di Stalnaker, Inquiry, risulta smarrito presso la nostra biblioteca.

    Ciao,
    Matteo

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  10. Devo imparare a fare più attenzione anche quando scrivo in fretta. Correggo l'argomento, abbozzato sopra, evitando l'improprio riferimento agli enunciati.
    Anche in una visione strutturata "L'ONU è l'organizzazione delle nazioni unite" è equivalente a "L'organizzazione delle nazioni unite è l'organizzazione delle nazioni", ma la prima non è una verità logica, mentre la seconda sì.

    Ciao,
    Matteo

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  11. Matteo,

    io di proposizioni strutturate non so un bel niente.

    Se vuoi leggere delle cose, potresti partire da qui:
    http://plato.stanford.edu/entries/propositions-structured/index.html#return1

    Tre lavori classici sul tema sono:

    (1) Cresswell, M.J., 1985, Structured Meanings, MIT Press
    (2) Salmon, Nathan, 1986, Frege's Puzzle, MIT Press
    (3) Soames, Scott, 1987, ‘Direct Reference, Propositional Attitudes and Semantic Content’, Philosophical Topics 15, pp.47-87

    Più di recente, Jeff King ha pubblicato questo libro: http://www.amazon.com/Nature-Structure-Content-Jeffrey-King/dp/0199226067

    Qui ne trovi una recensione: http://ndpr.nd.edu/review.cfm?id=13165
    Qui un'altra: http://philreview.dukejournals.org/current.dtl

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  12. Ciao a tutti,
    leggere e discutere insieme uno dei libri/articoli proposti da Luca piacerebbe anche a me. Se dovessi indicare una prefrenza direi il libro di Cresswell. Mi incuriosisce di più, ma non saprei dire bene perchè (non l'ho letto). Probabilmente è troppo lungo per leggerlo tutto e iniziare presto a discuterne, ma potremmo sceglierne una parte. Magari Sandro può darci qualche suggerimento...
    Nicolò

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  13. ciao,

    il libro di Creswell non è una brutta idea. Potremmo leggere la prima parte, forse la seconda, e saltare la terza, in cui preseta il sistema formale.

    Certo che anche Inquiry di Stalnaker non sarebbe mica male. Abbiamo anche il vantaggio che io ho la copia elettronica. Ovviamente, mica lo leggiamo tutto.

    E poi c'è pure l'articolo di Soames ‘Direct Reference, Propositional Attitudes and Semantic Content’, se vogliamo leggere un po' di neo-russellianesimo. Il vantaggio qui è che è un articolo e non un libro.

    Io suggerirei di votare tra uno di questi tre.
    La maggioranza vince. OK, è un brutto giorno per dirlo, lo so.

    Ma Sandro dov'é? Perché non dice niente?

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  14. ah, per me è indifferente quale dei tre leggere. Quindi, io non voto. Mi rimetto alla vostra decisione.

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  15. Stamattina avevo scritto un post che ora scopro che non è stato inserito. Mamma mia che imbranato.
    Voto Stalnaker: è l'unico testo che possiamo leggere tutti subito.
    Ho letto alcune delle voci di enciclopedia indicate. Provo ad avanzare altre osservazioni su perché le proposizioni, neanche considerate come strutturate, non mi semrbano andare bene per lo studio della logica.
    1) Argomento che mi sembra valere sia per le proposizioni come strutture di sensi freghiani sia per le proposizioni come sequenze di oggetti e proprietà. "x è rosso o x non è rosso" è una verità logica (classica), ma non sono sicuro che la si possa considerare una proposizione (piuttosto una funzione proposizionale).
    2) Che dire, poi, di enti della forma "x è P" dove x è un oggetto inesistente o P una proprietà contraddittoria. Cioè: "il quadrato rotondo è giallo" è una proposizione? Forse lo è come struttura di sensi freghiani, ma non come sequenza di oggetti e proprietà, eppure un enunciato così non presenta può benissimo comparire in un sistema logico.
    Temo di stare commettendo imprecisioni e grandi sciocchezze. Fatemelo pure notare.

    Ciao,
    Matteo

    RispondiElimina
  16. Matteo,

    sono stanco in modo inverosimile, ma provo a rispondere ad alcune delle tue osservazioni. Vado a braccio, perché, come sai, non mi occupo di filosofia della logica.

    Il tuo punto generale é: ci sono buone ragioni per pensare che la logica si debba occupare di enunciati e non di proposizioni. Tu dai alcuni argomenti per questa tesi. Fammeli prendere rapidamente in esame.

    (1) Tu dici: un enunciato come

    (a) "il quadrato rotondo è giallo"

    può comparire in un sistema logico. Tuttavia, non esiste la proposizione IL QUADRATO ROTONDO E'GIALLO.

    Replica: perché non può esistere tale proposizione? Perché sarebbe impossibile la proposizione C'E' UNA COSA CHE HA SIA LA PROPRIETA' DI ESSERE ROTONDO E DI ESSERE QUADRATO E...?
    Tra l'altro, sembra che uno possa benissimo pensare la sua negazione, ossia la proposizione NON C'E' UNA COSA CHE HA SIA LA PROPRIETA' DI ESSERE ROTONDO E DI ESSERE QUADRATO... Se puoi pensare la sua negazione, allora puoi pensare anche la proposizione non negata.
    Ma, probabilmente, tu hai in mente qualcosa di sottile che non riesco a vedere.

    (2) Tu scrivi: Anche in una visione strutturata "L'ONU è l'organizzazione delle nazioni unite" è equivalente a "L'organizzazione delle nazioni unite è l'organizzazione delle nazioni", ma la prima non è una verità logica, mentre la seconda sì.

    Replica: Supponiamo che tu abbia ragione. Ossia, supponiamo che le proposizioni strutturate non riescano a distinguere tra i due enunciati. Da questo discende che l'oggetto di studio della logica sono gli enunciati? Fammi provare a dare un argomento contro questa idea.

    Prendi un enunciato come (V):

    "non (A e non A)".

    Ora, (V) è una verità logica. In che senso? Nel senso che è vera per qualsiasi interpretazione di "A". Qualunque enunciato tu sostituisci ad "A", (V) resta vera. D'accordo.

    Tuttavia, affinché (V) sia vera, devi avere interpretato in qualche modo i simboli "non" ed "e". Cioè, devi avere una semantica delle costanti logiche. Supponi ad esempio che un tizio, Peppo, abbia creato un sistema logico in cui il simbolo "e" si interpreta come noi interpretiamo il simbolo "o". In questo caso, quando Peppo scrive (V), non sta scrivendo una verità logica.

    Se ho ragione, c'è almeno un caso in cui l'enunciato (V) è una verità logica, e almeno un caso in cui non lo è. Cosa discrimina tra i due casi? Il modo in cui interpretiamo le costanti logiche. Per cui, non direi che una verità logica concerne gli enunciati tout court. Piuttosto, concerne gli enunciati e l'interpretazione delle costanti logiche.

    Se ho ragione, questo fa vedere che nemmeno le verità logiche più basilari concernono solamente gli enunciati.

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  17. Rispondo a Luca e riprendo l’intera discussione, cercando di mettere ordine tra le osservazioni sparse che avevo effettuato.


    PARTE PRIMA
    Risposta all’ultimo argomento di Luca: sono d’accordo che un insieme di enunciati non basti per avere un sistema logico. Occorre definire anche una relazione tra insiemi di enunciati ed enunciati (ci sono anche altri casi, che, però, non aggiungono nulla di essenziale alla nostra discussione) che soddisfi certe proprietà. Quali debbano essere queste proprietà non è semplice stabilirlo. A titolo di esempio dirò che la relazione di conseguenza della logica classica è riflessiva (da A segue A), monotona (se da A segue B, allora da A e C segue B) e transitiva (se da A segue B e da B segue C, allora da A segue C).

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  18. Segue (1)

    PARTE SECONDA
    Discussione su quali siano gli enti tra cui è opportuno definire la relazione di conseguenza logica.

    A. Cosa intendiamo con “opportuno”?
    Quando ci occupiamo di logica un nostro importante interesse è capire quale conclusione segua da certe premesse. Conoscere le conseguenze di certe premesse è risultato interessante, in primo luogo, per sapere come è fatto il mondo e sapere, quindi, come comportarci. Questa banale premessa (da alcuni, comunque, contestata) serve per capire quali siano gli oggetti tra cui è meglio definire la relazione di conseguenza logica. Credo che le proposizioni siano inadeguate in tante situazioni in cui ci sentiamo legittimati a compiere inferenze e ci sentiamo legittimati a farlo perché abbiamo intuizioni su ciò che significhi seguire logicamente da in quei contesti.

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  19. B. Proposizioni (le informazioni sulle tesi sulla natura delle proposizioni le ho ricavate da http://plato.stanford.edu/entries/propositions-structured/index.html#return1 )

    a) Proposizioni come insiemi di mondi possibili.

    Problemi
    1. Tutte le verità logiche esprimono la stessa proposizione.
    2. Tutte le verità logiche esprimono la stessa proposizione delle verità necessarie (presumibilmente: teoremi matematici, verità analitiche, …).
    3. Le verità logiche esprimono la stessa proposizione di enunciati come |l’acqua è H2O| (perlomeno secondo certe convinzioni filosofiche).
    4. Tutte gli enunciati logicamente equivalenti esprimono la stessa proposizione. Esempio, data la logica classica e A e B variabili proposizionali, |A&B| è la stessa proposizione di |non-(non-A o non-B)|.

    Questi problemi indicano che le proposizioni, intese come insiemi di mondi possibili, sono enti troppo grossolani per lo studio della logica.
    1. Le verità logiche riguardano proprietà diverse dei simboli logici. Se studio enunciati me ne accorgo (analizzo |A o non-A| e scopro che vale in virtù di proprietà dei connettivi, analizzo |per ogni x (x=x)| e scopro che vale in virtù delle proprietà del quantificatore universale e della relazione di uguaglianza), se studio proposizioni non me ne accorgo perché ho a che fare sempre con lo stesso insieme.
    2. Obiezioni analoghe al punto precedente.
    3. Obiezioni analoghe al punto precedente.
    4.È interessante, infatti scoprire che due enti sono logicamente equivalenti, ma se definissimo la relazione di conseguenza logica come una relazione tra insiemi di proposizioni e proposizioni, cioè tra insiemi di insiemi di mondi possibili ed insiemi di mondi possibili, l’equivalenza logica equivarrebbe alla proprietà riflessiva della relazione di conseguenza logica. In tal caso, perderemmo la possibilità di ottenere informazioni interessanti. Esempio: assumo la logica classica e scopro che |A&B| è logicamente equivalente a |non-(non-A o non-B)|. Se sto trattando enunciati, dimostro la loro equivalenza logica per mezzo delle proprietà dei connettivi, se sto trattando proposizioni semplicemente perché assumendo X come premessa segue X come conclusione (questa è la proprietà riflessiva della relazione di conseguenza logica).

    Raffinamento 1: proposizioni come insiemi di situazioni.
    Si potrebbe pensare di migliorare le cose sostenendo che le proposizioni sono insiemi di situazioni (stati di cose possibili e non necessariamente completi). Ma, in questo caso, ci sarebbe, perlomeno il seguente problema. Siano I un insieme di indici, V il simbolo per la disgiunzione infinita e {σ: σ è una situazione} l’insieme delle situazioni. Indiciamo le situazioni con I. Sia P l’insieme {|σi è la situazione attuale|: i I }. La proposizione |Vφ P φi| è equivalente a qualsiasi verità logica.

    Raffinamento 2: proposizioni come insiemi di mondi possibili o impossibili.
    Non so che dire. Secondo Soames (1985), che conosco indirettamente, si ripresentano problemi analoghi a quelli di a): enunciati con diversa struttura sintattica o con parole di diverso valore semantico coincidono come insiemi di mondi possibili o impossibili.

    Raffinamento 3: proposizioni come insiemi di mondi inconsistenti.
    Non so che dire, ma, fatti i debiti cambiamenti, vale ancora l’osservazione di Raffinamento 2.

    Raffinamento 4: proposizioni come insiemi di mondi possibili o impossibili o inconsistenti o situazioni.
    Non so che dire. Secondo Soames si ripresenterebbero indicati nei due punti precedenti.

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  20. Segue (3)
    b) Proposizioni come n-uple di individui e relazioni.

    Caso 1: Soames (1985) e Salmon (1986a).
    Problemi
    1. |L’ONU è l’organizzazione delle nazioni unite| è la stessa proposizione di |L’ONU è l’ONU|, ma non direi che la prima è una verità logica (secondo ogni plausibile sistema logico), mentre la seconda è una verità logica.
    2. |x è rosso o non-(x è rosso)| è una verità logica, ma non esprime nessuna proposizione perché non vi sono oggetti da mettere al posto della variabile per formare la n-upla appropriata (infatti direi che |x è rosso| e |non-(x è rosso)| non sono né vere né false). Si potrebbe pensare che diventano vere quando definisco una valutazione per le variabili, ma allora |x è rosso| diventerebbe, di volta in volta, |la palla è rossa|, |la porta è rossa|, … In questo modo,però, si starebbe evidentemente esprimendo qualcosa di diverso da |x è rosso|.
    3. |Se il quadrato rotondo è rosso, allora il quadrato rotondo è rotondo| è una verità logica, ma non esprime alcuna proposizione ameno che esista il quadrato rotondo da metter nella n-upla.
    4. Ci sono le proposizioni false? Supponiamo che non ci sia nessun elefnate in s a t, dunque |L’elefante in s a t| a quale n-upla di oggetti e relazioni corrisponde?
    5. Assumiamo che le proposizioni siano portatrici di valori di verità e proprietà modali (necessarie, …). Dunque certe sequenze di oggetti e relazioni sono portatrici di valori di verità e verità modali. Ma è plausibile questa tesi?

    Caso 2: King (1995).
    Problemi: i numeri 1, 2, 3, 4 del caso 1.

    Caso 3: Zalta (1988).
    Problemi
    1. Se applicano una proprietà del secondo ordine ad una proprietà contraddittoria del primo ordine non ottengo una proposizione, benché il corrispondente enunciato si possa utilmente usare in logica. Esempio: |essere amabile e non amabile è pericoloso|. |Essere pericoloso| è una proprietà del secondo ordine che si applica alla proprietà del primo ordine |essere amabile e non amabile|. Dire che |essere amabile e non amabile è pericoloso| non è proposizione, secondo questo approccio, perché non vi è alcun oggetto (a meno che, come nel problema 3 del caso 1, si possano ammettere gli oggetti contraddittori) che corrisponde a |essere amabile e non amabile|. Qualsiasi proprietà contraddittoria andrebbe bene. Se non vi aggrada usare “non” nel definire una proprietà, potete usare |essere un quadrato rotondo|.
    Problemi 1, 2, 3, 4 del caso 1.

    c) le proposizioni sono combinazioni di sensi (neo-fregeani).
    Non so che dire, ma credo che il problema 2 del caso 1 della tesi b) (|x è rosso e x non è rosso|) si applichi anche a questa tesi.


    d) le proposizioni sono enunciati del mentalese.
    Non so che dire.

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  21. Segue (4)
    Si potrebbe discutere anche se la relazione di conseguenza logica possa essere utilmente definita tra proferimenti. Non lo faccio ora, ma credi risulti intuitivamente implausibile (di sicuro se ci riferisce ai proferimenti che avvengono o che sono avvenuti di fatto).
    In questo caso, però, lavorare con enunciati può creare problemi. I proferimenti con indicali e dimostrativi devono essere tradotti in enunciati dalla forma diversa (esempio: “io sono qui” diventa “Matteo Bianchetti è in s a t”) o trattati in modi speciali (di cui non so praticamente nulla).

    A fronte di tutte queste complicazioni ci sono i pregi di utilizzabilità e finezza degli enunciati, su cui non mi soffermo ora.
    Sollevo solo un veloce problema contro gli enunciati: non sono troppo fini? In fondo se sviluppiamo la logica proposizionale classica con la base di connettivi {non, &} stiamo sviluppando la stessa logica che ha per base di connettivi {non, o}. E’ vero, ma a ciò si può ovviare specificando (e ci sono motivi indipendenti da questa discussione per farlo) i diversi sensi di diversità ed uguaglianza tra logiche. In un senso la logica proposizionale classica con la prima base di connettivi è diversa dalla seconda e in un altro senso non è diversa (basta definire un algoritmo di traduzione tra enunciati delle due logiche).

    Grazie per la pazienza e scusate gli errori.
    Ciao,
    Matteo

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  22. Ciao
    Ho cambiato idea: voto per Soames. Leonardo, Luca, dipende da voi...
    Nicolò

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  23. anch'io voto per Soames, a patto di trovare il paper.

    Matteo, risponderò al tuo post, ma mi devi dare un po' di tempo. Sono sotto col lavoro. Sto progettando un nuovo paper.

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